Tipoteca è la casa della parola. È il luogo dove, lettera per lettera, carattere per carattere, pescando dall’alfabeto, si compongono le parole che danno forma al racconto, alla pagina e infine al libro. Detta così, Tipoteca può sembrare il luogo dell’inizio, dell’ideazione, della scaturigine dell’opera scritta, pubblicata. Invece no. Al contrario, da sempre, quando mani sapienti compongono prima la parola, poi la riga, e in ultima la pagina, tante pagine, siamo al termine di un percorso, alla chiusura di un cammino. Che è il cammino della scrittura. Il nostro atelier si occuperà proprio del prima, di tutto il lungo, lento ma appassionante lavoro che sta prima della pagina stampata. E visto che Tipoteca è anche il luogo dove si costruiscono i quaderni, partiremo proprio da quelle pagine bianche, rilegate a filo. Cercheremo di capire come è meglio riempirle, se esistono metodi più opportuni di altri, ci soffermeremo sulla bellezza del gesto della scrittura a mano, senza però rinnegare ciò che la tecnologia ci offre, ma anzi, trovando il modo di farle coesistere, di approfittare di due strumenti in grado di offrirci opportunità e energie differenti per tirare fuori il meglio dalla nostra scrittura. Cercheremo insomma di capire quale sia il sistema più adatto per ciascuno di riempire quei taccuini di appunti, di visioni, di immagini. Che per alcuni resteranno soltanto note di vita mentre per altri, invece, potranno poi finire proprio qui, dentro alle macchine della Tipoteca, pronte a trasformare in libro, ciò che è nato e cresciuto fra le pagine di quei bellissimi quaderni rilegati a filo.